Miei cari figli, vi scrivo – recensione

Lilia Bicec, Miei cari figli, vi scrivo,2013, I Coralli, eu.16

Se fossi una poetessa, dedicherei un’ode alle donne che sono andate a lavorare all’estero. Ma sono solo una madre, come tante, lontana da tutto ciò che per lei è più caro e prezioso.”

Così scrive la giornalista moldava Lilia Bicec, venuta in Italia a 35 anni a fare la badante e la colf, in exergo al suo libro recentemente pubblicato da Einaudi, in cui, attraverso lettere scritte per i suoi figli, racconta la sua esperienza di migrante , a partire dal fortunoso viaggio che la porta nel 2001 dalla Moldavia in Italia con una detenzione in Germania per documenti irregolari, attraverso il difficile inserimento nel lavoro di badante a Brescia, il dolore per la mancanza dei due figli lasciati piccoli e che si avviano durante gli anni della lontananza all’adolescenza, fino al divorzio dal marito rimasto in Moldavia e al faticoso ricongiungimento con i figli. Nemmeno il raggiungimento di questa meta così desiderata la mette al riparo dai duri colpi della sorte, su cui si conclude il suo racconto.

Di là dalle tappe della vicenda di Lilia, che si possono sovrapporre, cambiando solo qualche dettaglio,con le vite di tante donne migranti che vengono da noi per guadagnare con il lavoro di cura un miglioramento per sé e per i figli, mi hanno colpito alcuni aspetti del suo racconto che fanno di questo libro qualcosa di più di una testimonianza legata ad una vicenda personale. L’autrice è una donna curiosa, vuole conoscere la nuova realtà in cui si trova a vivere, vuole capirne la storia, vuole metterla a confronto con la realtà e la storia del suo paese. Come lei stessa afferma in una recente intervista al TG3*, quello che si rammarica di non poter dare ai figli non è solo la vicinanza e l’affetto, ma l’educazione. Ecco perchè nelle lettere ai figli, hanno spazio non tanto il racconto della durezza e della monotonia della sua vita quotidiana di badante e di colf, ma scorci di una storia (quella della 2° guerra mondiale e della Resistenza in Italia) che viene a conoscere dai racconti di un vecchio partigiano incontrato casualmente, oppure la rievocazione del trasferimento coatto della sua famiglia in Siberia sotto il regime sovietico, o ancora brani di storie di attraversamenti di frontiere e di vite di migranti irregolari che si intrecciano con la sua.

A testimoniare questa capacità di sguardo che sa mettere a frutto in un ambito più ampio la propria esperienza diretta, è il fatto che Lilia Bicec è stata organizzatrice ed è ora presidente a Brescia, dove risiede, di un’associazione di donne moldave “Moldbrixia”

*L’intervista si può scaricare dal sito RAI-TV, TG3 notte del 29/5/13

G.P.

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